Con Doctor Strange, i Marvel Studios proseguono la Fase 3 del proprio Universo Cinematografico, una fase che si preannuncia cruciale dopo i fatti di Captain America: Civil War anche in vista di un progressivo ma necessario passaggio di consegne tra la vecchia guardia (Robert Downey Jr., Chris Evans, Chris Hemsworth) e la nuova generazione di Supereoi della Casa delle Idee. Va da sé dunque che Doctor Strange era anche per questo accompagnato dalle grandi aspettative di tutti coloro che si attendevano una ventata di aria fresca per l’MCU (come lo era stato nel 2014 Guardiani della Galassia). Ebbene, il film diretto da Scott Derrickson (The Exorcism of Emily Rose, Sinister) riesce solo in parte a a rispettare le attese e lasciando in alcuni punti un po’ di amaro in bocca.
LA NOSTRA OPINIONE
Chiunque si aspettasse da Doctor Strange degli spunti di trama che fossero vagamente innovativi rimarrà probabilmente deluso: siamo infatti nei confini cui la Marvel ci ha abituati, soprattutto con i suoi film di origini, ovvero pellicole che vedono il neo-eroe ergersi immancabilemnte contro un villain che altri non è che il suo esatto opposto (basti pensare ad Iron Man contro Obadiah Stane, a Thor contrapposto al fratello Loki oppure, più recentemente ad Ant-Man che deve combattere Calabrone).
Dal punto di vista visivo, forse l’elemento che poteva davvero rendere Doctor Stange una pellicola di rottura per il Marvel Cinematic Universe, nulla da eccepire se non che i rimandi ad Escher (e per rimanere in ambito cinematografico ad Inception) risultano essere un pò troppo caotici a causa della velocità delle azioni che si svolgono nelle città ripiegate della Dimensione-Specchio; molto belle invece la sequenza finale tra Strange e Dormammu e tutte le parti del passaggio dello Stregone Supremo nelle Dimensioni Parallele, dove si riesce a respirare a pieni polmoni parte della psichedelicità propria del materiale fumettistico di partenza (seppur con qualche strizzatina d’occhio anche a Doctor Who).
Inoltre, pur trovandoci di fronte ad un prodotto più cupo rispetto ai predecessori, è in pieno stile Marvel Studios anche il precario equilibrio tra la serietà delle scene e le battute a bruciapelo dei protagonisti (un paio di queste sono già diventate dei veri e propri tormentoni sul Web).
Anche Tilda Swinton (in barba alle critiche sul presunto whitewashing di cui abbiamo parlato qui) ci è parsa davvero un’ottima scelta per vestire i panni dell’Antico, visto che con i suoi tratti androgini riesce a rendere ancora più enigmatico un personaggio gia di per sé complesso e sfaccettato; menzione d’onore anche per i comprimari Mordo (Chiwetel Ejiofor, che avrà un ruolo molto maggiore nel sequel) e Wong (Benedict Wong), mentre Rachel McAdams nei panni dell’interesse amoroso del protagonista ci è apparsa un po’ priva di verve.
L’ultimo punto, probabilmente il più importante, che ci porta ad approvare Doctor Strange e a valutarlo in fin dei conti positivamente è la rilevanza che la pellicola avrà in futuro per l’MCU: il film di Derrickson ha infatti il merito (al pari del già citato Guardiani della Galassia) di aver introdotto nel mondo cinematografico un personaggio sì dai poteri potentissimi ma che comunque nei fumetti è sempre stato considerato quasi di secondo piano (con i grandi cicli ormai risalenti per la maggior parte agli anni ’60) e di renderlo probabilmente uno degli elementi di punta del prossimo ciclo di film.
Detto questo, non ci resta che attendere maggio per il prossimo film della Fase 3 del Marvel Cinematic Universe (Guardiani della Galassia 2) e la prossima apparizione di Cumberbatch nei panni di Doctor Strange in Avengers: Infinity War, che siamo certi creerà ancora più scompiglio e divertimento per i fan!