Death Note, l’eterna lotta tra Bene e Male in un manga ancora attuale

Death note

Anche se non siete lettori accaniti di manga, è praticamente impossibile che non conosciate alcuni titoli celebri, se non altro per l’ampia risonanza che hanno avuto su diversi tipi di media. Serie come Dragon Ball, One Piece o Naruto hanno avuto un tal successo che praticamente chiunque li conosce quantomeno di nome. Questi titoli, fondamentalmente rivolti ad un pubblico giovane, si focalizzano su un aspetto fondamentale (solitamente la lotta e l’avventura) portando avanti la storia attraverso numerose ” variazioni sul tema” e pertanto vengono correttamente catalogate come shonen. I titoli seinen, invece, sono manga rivolti ad un pubblico più adulto, dove a farla da padrone sono la tensione psicologica e la storia, più che l’azione in sé. In questo ambito, un autore imprescindibile è certamente Naoki Urasawa (i suoi Monster, Pluto, 20th Century Boys e Billy Bat sono veri e propri capolavori).

Weekly Shonen Jump

La copertina di Weekly Shonen Jump per il numero 1 di Death Note, nel 2003

Ci sono però altri titoli, magari altrettanto celebri, che non sono facilmente categorizzabili e risultano come una potenziale via di mezzo. Proprio per questo sono ottimi per chiunque, sia che si stia avvicinando per la prima volta al mondo del fumetto giapponese, sia che invece stia cercando un prodotto più “maturo”. Un esempio fondamentale di questa categoria, e di cui vogliamo parlarvi oggi, è sicuramente Death Note.

Death Note è un manga scritto da Tsugumi Oba ed illustrato da Takeshi Obata, serializzato sulla rivista Weekly Shonen Jump dal 2003 al 2006. In seguito il manga è stato raccolto in diverse edizioni in volume. Tra quelle disponibili, sono da segnalare quella classica in 12 volumi tankobon oppure la Black Edition in 6 volumi (che noi preferiamo anche per le dimensioni più grandi delle tavole). In seguito, il successo dell’opera ha contribuito alla realizzazione di una serie anime di grande successo (trasmessa in Italia su MTV), oltre che di diversi altri prodotti tra romanzi, videogiochi e numerose trasposizioni live action (tra cui una, che avremmo voluto non fosse esistita, prodotta e distribuita da Netflix nel 2017 e investita da pesanti critiche dovute alla decisione di spostare la storia dal Giappone agli USA, andando a snaturarla completamente).

La trama

Il brillante studente di liceo Light Yagami trova per caso un quaderno su cui è scritto il titolo Death Note (Quaderno della Morte). Appena lo raccoglie, Light riesce a vedere anche il Dio della Morte cui il quaderno sembra appartenere, l’inquietante Ryuk. Una volta che Ryuk svela a Light che qualsiasi persona il cui nome verrà scritto sul quaderno morirà, il ragazzo decide di sfruttare questo potere per uccidere i criminali con l’intenzione di creare un mondo migliore. Ben presto la serie di misteriose morti in tutto il mondo attireranno l’attenzione dei media, della polizia giapponese e soprattutto dell’enigmatico Elle, geniale investigatore che si metterà sulle tracce di quello che nell’opinione pubblica è ormai conosciuto come Kira. Tra Light ed Elle comincerà una vera e propria guerra psicologica, e le strade dei due giovani non ci metteranno molto ad incrociarsi pericolosamente…

Cosa pensiamo di Death Note e della sua eredità

Light YagamiCome detto poco sopra, Death Note secondo noi si posiziona perfettamente in una via di mezzo tra le serie più giovanili e quelle invece più adulte e mature. Di fatto, anche se i protagonisti principali del manga sono dei giovani ragazzi (come negli shonen) e la serializzazione sia avvenuta su Weekly Shonen Jump, qui l’azione non deriva da lotte fisiche all’ultimo sangue, ma è quasi interamente di tipo psicologico, con Light e Elle che si sfidano in una continua corsa ad essere un passo avanti all’avversario.

Insieme alla preponderanza del lato psicologico e “thriller”, anche i temi trattati schiariscono i dubbi facendo ricadere Death Note nella schiera dei manga seinen, seppur non esageratamente spinti. La Morte, il potere e la responsabilità che derivano dal decidere del destino altrui in nome di un presunto bene superiore, il confine labile tra giustizia e delirio di onnipotenza sono tutti argomenti che Oba e Obata riescono a mettere nero su bianco in maniera magistrale, anche e soprattutto grazie ai loro personaggi.

Light ed Elle sono in fondo due lati della stessa medaglia, entrambi consapevoli del proprio talento e per niente inclini ad empatizzare con gli altri, sempre considerati come esseri inferiori e dunque non alla loro altezza. Nessuno dei due può essere considerato un Eroe a tutti gli effetti, a loro modo sono entrambi degli antieroi che agiscono secondo i loro interessi, ed è questa la loro forza. Non va inoltre dimenticata la famiglia di Light, con il padre ufficiale di Polizia a capo della task force incaricata di indagare su Kira, che rappresenta invece la bontà d’animo unita ad una fermezza nel rispettare i propri valori, nonostante tutto. La dolce e carina Misa Amane e alcuni membri della squadra di indagine (uno su tutti, l’agente Matsuda) rappresentano invece la parte un po’ più leggera della schiera di personaggi, e riescono a stemperare i momenti più tesi. Durante il corso della vicenda ci troveremo di fronte a molti altri personaggi, che però non citiamo per timore di addentrarci troppo nelle vicende e incappare in possibili spoiler.

Anche gli shinigami, ovvero i Dei della Morte, sono tutti ben caratterizzati e differenziati l’uno dall’altro oltre che fisicamente anche dal punto di vista caratteriale. Oltre all’enigmatico Ryuk, di sicuro rimangono impressi sia la protettiva Rem che l’ingenuo Shidoh.

Nonostante ormai siano passati 17 anni dalla prima uscita di Death Note, questo manga rimane ancora attuale e godibilissimo. In particolare, fa molto riflettere la rappresentazione dei media e del loro potere di condizionare le masse spettacolarizzando le vicende anche più macabre e ponendo le basi per un vero e proprio culto del serial killer.

Ryuk, shinigami Death Note

A livello pratico, uno dei motivi principali per cui ci sentiamo di consigliare la lettura di Death Note è invece la sua lunghezza contenuta: in soli 12 (o 6 per la Black Edition) volumi, la storia si dipana in modo sempre abbastanza veloce. Ci sono dei punti in cui fisiologicamente il ritmo si abbassa, ma nel complesso il lettore non ci si annoierà mai. In fondo, tra Light ed Elle va in scena una vera e propria sfida a scacchi: l’azione non è molta o comunque spettacolare, ma la tensione è tanta, In questo modo, vedere il cerchio restringersi intorno a Light, con quest’ultimo che cercherà di eludere i sospetti, non farà che appassionare il lettore. Per approfondire il variegato mondo di personaggi di Death Note, la serie principale è stata seguita da un tredicesimo volume (che noi riteniamo imprescindibile), che è una guida alla lettura contenente schede ed approfondimenti.

In conclusione, Death Note è a pieno titolo e merito uno dei manga più famosi e celebrati di sempre. Il mix perfetto tra storia e personaggi credibili ancora oggi funziona alla grande. La lettura è più che consigliata, ancor di più nella Black Edition, che ha una dimensione più grande che permette di apprezzare ancora di più le tavole di Obata (per chi mastica bene l’inglese, è disponibile anche una all-in-one edition da quasi 2.400 pagine ad un prezzo molto interessante. Unico difetto, la carta patinata ed un po’ troppo leggera). Per chi volesse invece buttarsi sull’anime, il prodotto è veramente ottimo (anche se, nonostante il 9,0/10 su IMDB, noi continuiamo a preferire il manga). Da evitare, a meno che non si conosca l’opera originale, il remake live action prodotto da Netflix, in quanto veramente rivoluziona la storia in una maniera tale che chi si avvicini solo a quello non avrebbe sicuramente la voglia di leggersi il manga.

Se doveste invece decidere di approfondire i lavori del duo Oba-Obata, dobbiamo segnalare che i due hanno collaborato ancora nel bel Bakuman e in Platinum End. Il solo Obata ha invece prestato la sua arte anche ad All You Need Is Kill, manga da cui poi è stato tratto anche Edge of Tomorrow, film sci-fi con Tom Cruise ed Emily Blunt.

 

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