[Recensione] Wonder Woman 1984, un sequel a mezzo servizio?

Recensione Wonder Woman 1984

La seconda grande uscita cinematografica del Natale 2020 a fare parlare di sé, oltre a Soul, è sicuramente Wonder Woman 1984 (WW84). Sequel dell’apprezzata (una delle poche nel DC Extended Universe) pellicola del 2017, questo film è stato al centro delle polemiche in quanto primo esempio pratico della nuova politica distributiva messa in atto da AT&T, per cui tutto il catalogo Warner Bros. del 2021 uscirà contemporaneamente nelle sale e in streaming sulla piattaforma HBO Max.

In Italia, Wonder Woman 1984 arriverà il 28 gennaio 2021, anche se non è ancora ben chiaro in che forma. Scopriamo insieme se il film, diretto da Patty Jenkins e con Gal Gadot che ritorna nei panni di Wonder Woman, saprà soddisfare l’appetito dei fan!

La Trama

Washington D.C., 1984. Diana Prince (Gal Gadot) lavora come antropologa allo Smithsonian Museum, occupandosi di civilità mediterranee. Nel frattempo, continua a combattere segretamente il crimine nei panni di Wonder Woman. Insieme alla goffa e bizzarra neo-collega Barbara Minerva (Kristen Wiig), si troverà ad indagare su una misteriosa pietra antica, che apparentemente sembra far esaudire i desideri delle persone. Ovviamente questa pietra farà gola a molti, soprattutto all’uomo d’affari Maxwell Lord (Pedro Pascal), che vorrebbe usarla per accrescere il proprio potere…

Cosa pensiamo di Wonder Woman 1984

Partiamo subito da quella che potrebbe essere una nota dolente di WW84: la qualità delle coreografie. A prima vista, alcune scene di combattimento appaiono visivamente abbastanza Camp, con movimenti improbabili e CGI poco mascherata. Ad uno sguardo più attento, però, questi fattori potenzialmente negativi ci fanno invece apprezzare il lavoro della regista Patty Jenkins. Si tratta infatti non di errori banali, ma bensì di omaggi all’estetica tipica dei film e serie TV degli Anni ’80 (basti pensare anche al fatto che in questo film, l’armatura di Wonder Woman si caratterizza per colori ben più sgargianti e “saturi” rispetto al primo film).

Il fatto che l’atteggiamento camp di alcune parti del film sia solo un omaggio ad un’epoca gloriosa del pop, è evidente se pensiamo che due scene portanti come la sequenza di apertura su Themyscira (forse la scena migliore del film) e lo scontro finale con la villain Cheetah sono invece messe in scena e coreografate in modo impeccabile e al passo con i tempi.

Per quanto riguarda la storia, ci troviamo dinanzi ad una vicenda fin troppo lineare e dal sapore di già visto. All’interno di questo schema, sicuramente si salvano le performance degli attori, che riescono a sfruttare al meglio una sceneggiatura un po’ debole.

Gal Gadot è ormai iconica nel ruolo e interpreta l’Amazzone come se nulla fosse e Diana con la sua innata eleganza. Riesce a regalarci un’interpretazione a tutto tondo in cui spicca sicuramente un potente monologo finale, unito alla senso di solitudine e responsabilità cui è costretta dalla vita di tutti i giorni. La sua Wonder Woman trasmette forza ed umanità allo stesso tempo e sembra sempre pronta a sacrificarsi per il bene superiore, anche se questo la porterebbe a soffrire ancora di più dal punto di vista personale. Il fatto che in questa pellicola persino un’eroina tutta d’un pezzo come lei titubi tra interesse personale e collettivo è sicuramente una scelta interessante e vincente, che potrebbe rivelarsi utile anche per l’eventuale futuro del DCEU.

Chris Pine veste i panni del cavallo di ritorno Steve Trevor. Nonostante il suo ruolo sia quello che espone la pellicola al suo difetto più grande, ovvero quello di ridurre gran parte della storia ad una rom-com su Diana e Steve, un plauso va alla messa in scena del suo stupore di fronte ad un mondo che per lui è ovviamente cambiato in toto. Il suo atteggiamento di fronte alla magia di una scala mobile ed agli aerei moderni ci ha ricordato in senso positivo lo stupore e la curiosità di un bimbo.

Sul lato villain, ci troviamo di fronte a due interpretazioni di buon livello, anch’esse un po’ penalizzate dalla storia. Iniziamo da Maxwell Lord, interpretato da Pedro Pascal (il protagonista di The Mandalorian). Il personaggio è il classico villain megalomane vittima della sua stessa ambizione, che lo porta a voler conquistare il mondo. Pascal lo interpreta sopra le righe, andando a creare un cattivo che è quasi una caricatura, di cui spiccano in particolare le capacità di affabulatore dalla parlantina veloce.

Chiudiamo questo excursus con l’interpretazione di Kristen Wiig, che se da un lato ci ha stupito, dall’altro purtroppo ci ha deluso. Amiamo la Wiig e adoriamo la sua verve comica dai tempi del Saturday Night Live. Siamo felici che abbia potuto fare vedere anche una vena più drammatica in un blockbuster, perchè onestamente se lo merita. Però c’è sempre un “ma”. E in questo caso è che il suo personaggio (o perlomeno una parte) non è adeguatamente sviluppato. Se Barbara Minerva è ben messa in scena (nonostante comunque il suo percorso di trasformazione ci abbia ricordato fin troppo quello di Michelle Pfeiffer da Selina Kyle a Catwoman in Batman – Il Ritorno del 1992) il merito è proprio della caratteristica principale dell’attrice: riesce ad essere bizzarra e particolare anche nelle scene più serie, al punto che non si riesce a non empatizzare con il suo personaggio.
Il vero problema, però, è Cheetah nella sua forma finale  e più conosciuta. Qui ci troviamo davvero di fronte ad un’occasione persa, soprattutto se non dovesse più essere utilizzata in futuro. Relegare un personaggio così iconico per i fan di Wonder Woman ad un così breve screentime è veramente un peccato. Il fatto che fosse resa ottimamente in CGI durante il suo scontro con Wonder Woman non fa che accrescere il rimpianto (anche se, e lo diciamo da fan, alimenta una speranza per il futuro).

In conclusione

Con Wonder Woman 1984 ci troviamo di fronte ad un sequel a mezzo servizio. Badate bene, non si tratta di un brutto film, ma solo di un film meno bello del precedente. La sceneggiatura purtroppo non supporta a dovere le buone intenzioni e ciò purtroppo si traduce in un mezzo passo falso. Anche l’accoglienza generale purtroppo lascia trasparire questo sentimento.

La visione è comunque consigliata, perchè tutta la parte sull’equilibrio tra ambizione, desiderio e realtà è molto interessante. Il film riesce a stimolare lo spettatore in riflessioni anche importanti. Vale la pena rischiare di perdere tutto per realizzare il proprio desiderio? Oppure converrebbe imparare a godere di quello che abbiamo, ma che spesso non apprezziamo poiché accecati dall’ambizione?

Se non avessimo avuto il primo film come riferimento, avremmo sicuramente apprezzato di più questo WW84. Ma siccome il primo film esiste, era lecito aspettarsi di più, soprattutto dal punto di vista della storia (che davvero in certi punti è clamorosamente banale). Con una sceneggiatura così semplice, la mancanza più grande di questa pellicola è probabilmente la scarsa azione. Ci troviamo di fronte ad un’eroina in piena crisi amorosa e a ben due villain molto verbosi (in particolare Lord), e questo porta quasi ad una totale mancanza di scontri fisici. Il tono generale, inoltre, è abbastanza leggero, il che contrasta un po’ con l’epicità normalmente propria dell’Amazzone.

In ogni caso, complimenti agli attori ed alla regista che hanno saputo tirare fuori il meglio, caratterizzando per quanto possibile i diversi personaggi in qualcosa di credibile. Di sicuro speriamo che il terzo film sull’Amazzone possa prendere il meglio di questa pellicola e regalarci qualcosa di più!

Segnaliamo infine che in una scena mid-credit è presente un cameo graditissimo. Sarà solo un simpatico easter egg per i fan di Wonder Woman, oppure nasconde qualche interessante piano per il futuro?

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