[Recensione] Death To 2020, la miglior cura è provare a riderci su!

Recensione Death To 2020

Il 2020 è stato un anno terribile, per tutti. Ogni mese è sembrato presentare un conto sempre più salato, che fosse legato a catastrofi naturali, tumulti o alla pandemia di coronavirus. Ma eccoci qui, arrivati al 2021, che ci auguriamo tutti possa essere migliore dell’anno appena trascorso. Per celebrare l’anno nuovo, Netflix ha reso disponibile Death To 2020, un finto documentario ideato da Charlie Brooker, uno dei creatori della serie distopica per eccellenza, Black Mirror.

Quale miglior modo per iniziare l’anno dopo il peggior anno di sempre, se non provando a riderci su, ripercorrendone i principali eventi per esorcizzarlo?

La non-trama

In Death To 2020, vedremo alternarsi diversi “esperti” e rappresentanti della gente comune nel commento dei principali eventi accaduti nel 2020. Tra gli altri, il reporter Dash Bracket (Samuel L. Jackson), il professore Tennyson Foss (Hugh Grant) e la Regina Elisabetta (Tracey Ullman).

Il nostro commento a Death To 2020

Una delle caratteristiche principali del mockumentary è il particolare tipo di comicità cui lo spettatore assiste. Infatti, solitamente ci si trova di fronte ad interventi di personaggi che parlano molto seriamente di un argomento, inconsapevoli del fatto che il potenziale spettatore (ma teoricamente anche gli operatori che stanno girando il documentario) li vedrà solo come goffi e a tratti ridicoli. Questa inconsapevolezza dei personaggi spesso non fa che amplificare le risate e le situazioni comiche.
In generale, dovessimo scegliere due esempi di serie tv di questo tipo consiglieremmo sicuramente i capisaldi The Office (noi preferiamo la versione USA con Steve Carell, ma anche l’originale inglese con Ricky Gervais è irresistibile) e Parks & Recreation. Senza dimenticare che anche un’altra serie molto longeva come Modern Family si basa su questo stile narrativo.

Da questo punto di vista, Death To 2020 svolge egregiamente il suo lavoro. Nel raccontarci i principali eventi dell’annus horribilis appena concluso, troviamo presunti esperti e persone comuni che con la loro distorta visione riescono a strapparci più di una risata ma anche a farci riflettere su quanto abbiamo recentemente vissuto e probabilmente continueremo a vivere per buona parte del 2021.

Tra i personaggi che ci hanno fatto più sorridere, oltre a quelli interpretati da Samuel L. Jackson e Hugh Grant, segnaliamo sicuramente un’irreverente Regina Elisabetta (soprattutto nelle battute riguardanti la Megxit). Tuttavia, è impossibile dimenticare anche altri due personaggi femminili secondo noi molto riusciti: da un lato la casalinga Kathy Flowers, interpretata da Cristin Milioti (How I Met Your Mother, Palm Springs), dall’altro la portavoce politica interpretata da Lisa Kudrow (Friends, Space Force). In ogni caso, tutti i personaggi riescono ad apportare a Death To 2020 un punto di vista diverso alla vicenda: dal negazionismo al razzismo latente, dalla sfiducia nel prossimo all’eccessiva credulità, questo “documentario” mette in scena tutti i tipi umani che abbiamo sicuramente intravisto nell’anno appena passato.

In questa altalena di toni, non mancano battute taglienti in pieno humor britannico, che però nascondono una visione più profonda del mondo moderno. Un esempio di questo che ci sentiamo di citare è ad opera del personaggio interpretato da Hugh Grant che ci fa notare come “La polarizzazione è il problema della nostra epoca. E non solo in America, anche nel mondo reale”. Una battutta che nasconde ben più di un fondo di verità.
Visto che l’ideatore di questo progetto è Charlie Brooker, onestamente questo neanche troppo velato spirito di critica non ci stupisce affatto. E anzi, è probabilmente quello che ci ha indiscutibilmente attirato verso la visione.

Questo ci porta indubbiamente a ragionare su un aspetto potenzialmente negativo di questo speciale TV: l’eccessivo focus su Gran Bretagna e Stati Uniti. Per forza di cose (e di durata, solo 70 minuti), Death To 2020 non ha la portata globale dei temi di Black Mirror, ma è comunque un prodotto più che godibile. Se avete apprezzato Balck Mirror in questi anni, questo nuovo prodotto può fare al caso vostro. L’importante è approcciarlo nel modo giusto, accettandone il tono molto più leggero rispetto a quello della serie (da cui comunque è totalmente slegato).

Secondo noi, Death to 2020 è un ottimo modo per provare ad esorcizzare con una ristata (ma comunque con rispetto) l’esperienza traumatica del 2020. Anno Twenty-Twenty che, non dimentichiamo “è un’anno così memorabile che hanno raddoppiato il nome”.

Buona visione e soprattutto buon 2021 a tutti!

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