Sing, aka X-Factor ai tempi di Zootropolis [Recensione]
Sing è il secondo film d’animazione consecutivo prodotto da Illumination (Cattivissimo Me, Minions) ad avere come protagonisti degli animali, dopo Pets-Vita da Animali. Se però in quest’ultimo i personaggi erano dei cuccioli che comunque si rapportavano anche con il mondo umano, in Sing ci troviamo in atmosfere che ricordano vagamente Zootropolis, dato il fatto che si tratta di animali antropomorfi.
LA TRAMA
Sing segue le vicende di Buster Moon (Matthew McConaughey), impresario di uno storico teatro ormai sull’orlo del fallimento. In un disperato tentativo di salvare l’immobile a cui è enormemente legato, decide di organizzare un concorso canoro aperto a chiunque.
A causa di un errore, alle audizioni si presentano centinaia e centinaia di animali umanoidi, ciascuno con la convinzione di poter dire la propria in una competizione del genere. In sei riusciranno a farcela e si sfideranno fino all’ultima nota!
LA NOSTRA OPINIONE
Pur essendo un buon film dal lato tecnico e dell’intrattenimento generale, Sing si inserisce perfettamente nel solco tracciato dagli altri film targati Illumination che lo hanno preceduto e di cui condivide al tempo stesso sia il pregio che il difetto maggiore: la semplicità.
Sì, perchè Sing è, al pari di Cattivissimo Me o Pets, un film “semplice” senza grandi spunti di riflessione oltre alla storia lineare raccontata e destinato fra qualche anno ad essere dimenticato nonostante l’ottima realizzazione e l’altisonante cast vocale della versione originale.
Detto comunque che la semplicità può anche rappresentare un pregio per un film che in fondo è dedicato ad una fascia di pubblico molto giovane, vorremmo proseguire la nostra disamina con quelli che sono gli elementi migliori del film, ovvero i sei personaggi che arrivano a giocarsi il cospicuo premio messo in palio da Moon. Su tutti spiccano sicuramente la maialina Rosita (madre stressata di 25 cuccioli), il gorilla Johnny (che vede nella musica l’opportunità per sottrarsi ad un destino da delinquente) e l’elefantessa teenager Meena (dotata di bellissima voce ma estremamente intimorita dall’idea di esibirsi in pubblico), che risultano essere quelli più caratterizzati e con un background più esplorato.
Restano invece sullo sfondo il topolino Mike con il suo atteggiamento da crooner navigato, la porcospina Ash ed il maiale dall’accento tedesco Gunter (relegato quest’ultimo quasi unicamente al ruolo di spalla comica).
Dal punto di vista tecnico, invece, ci troviamo di fronte ad un ottimo lavoro di costruzione di una città credibile e realistica da parte del regista inglese Garth Jennings (ma in questo Illumination è una garanzia, vedendo con quale livello di dettaglio era stata riprodotta New York per Pets) ed alcune scene sono veramente molto belle: a tal proposito non possiamo non apprezzare la sequenza con salti velocissimi da una location all’altra funzionale all’introduzione iniziale dei personaggi principali ed al contempo anche a creare l’illusione di una cassa di risonanza molto estesa per l’iniziativa messa in piedi da Buster Moon.
Proprio quest’ultimo è davvero un gran personaggio, portatore di un messaggio di positività non banale che è utile anche per tutti gli adulti: affrontare sempre le sfide con ottimismo e credere ai propri sogni.
In conclusione, per valutare Sing ci siamo trovati di fronte ad un piccolo dilemma: pensare con occhio critico alla semplicità ed al sapore di “già visto” della trama proposta oppure metterci a valutare il film con uno sguardo più ingenuo e lasciare la nostra parte adulta a crogiolarsi nell’ottima fattura tecnica della pellicola e nei numerosissimi easter eggs a tema musicale inseriti? Per una volta abbiamo optato per la seconda opzione e pensiamo davvero che Sing sia un buon film (che comunqe garantisce allo spettatore un paio d’ore di delicato divertimento senza fronzoli), al quale mancano però alcuni elementi di profondità e caratterizzazione per diventare memorabile ed evitare il confronto con prodotti più riusciti come ad esempio Zootropolis (cui è inevitabilmente legato se non altro per l’ambientazione similare).
Frase finale dedicata unicamente all’ottima scelta del cast di doppiatori della versione originale (oltre a McConaughey, troviamo ad esempio altri nomi di alto calibro come Scarlett Johansson, Reese Whiterspoon e Taron Edgerton) che hanno permesso alla pellicola di guadagnare ben 190 milioni di dollari nelle prime tre settimane di programmazione al boxoffice USA (300 milioni worldwide al momento in cui scriviamo).