Soul, il senso della Vita a tempo di musica secondo Pixar [Recensione]
Qualche mese fa Disney annunciò che avrebbe fatto un regalo di Natale ai propri fan rendendo l’ultimo film Pixar, Soul, disponibile in
esclusiva per tutti gli abbonati Disney+ il 25 dicembre. A quei tempi, la notizia fece abbastanza scalpore e alimentò diverse polemiche. In particolare, sulla possibilità che bypassare le uscite in sala in favore dei servizi di streaming potesse essere la nuova “via maestra” per le major.
In ogni caso, Natale è arrivato e noi siamo qui pronti a gustarci finalmente Soul. Scopriamo insieme se Pete Docter (Inside Out) riuscirà a stupirci ed emozionarci ancora una volta!
La Trama
Un insegnante di musica delle medie, Joe Gardner, ha da sempre il sogno di diventare un musicista Jazz. Quando finalmente sembra che la sua possibilità stia per arrivare, un incidente fa sì che la sua anima si separi dal suo corpo per finire nell’Ante-Mondo (“Io Seminario” per scelta di marketing). In questo strano luogo, in cui le nuove anime si sviluppano acquisendo personalità e passioni prima di essere trasferite in un bambino neonato, Joe si ritroverà a dover lavorare da mentore con le anime in formazione (e in particolare con l’Anima 22) al fine di ritornare sulla Terra prima che sia troppo tardi.
Cosa pensiamo del profondo viaggio di Soul
L’ultima volta che la Pixar aveva prodotto due film nello stesso anno era il 2015, con Il Viaggio di Arlo ed Inside Out. Già in quegli anni si parlava di come la Disney e la Pixar, in caso di uscite ravvicinate, fossero orientate ad alternare progetti più semplici e meno densi di significati nascosti (come Il Viaggio di Arlo, per noi comunque molto sottovalutato) ad altri progetti invece ben più ambiziosi e con temi portanti molto profondi (e Inside Out, con il suo viaggio nelle emozioni della piccola Riley ne è un fulgido esempio).
Nella sua unicità, nel 2020 le due case sembrano essersi mosse sul medesimo percorso. Soul è infatti la seconda pellicola Pixar distribuita quest’anno, dopo Onward – Oltre la Magia. Sebbene quest’ultimo fosse comunque un buon film, non si può non notare come Soul abbia in sé un’ambizione molto più marcata.
Il regista di Soul è Pete Docter, che non a caso è l’acclamato creatore di Inside Out (oltre che direttore della Pixar dal 2018, ovvero dall’addio di John Lasseter). Anche in questo caso, Docter si trova a dover mostrare allo spettatore due mondi ben distinti e ci riesce benissimo. Da un lato troviamo una New York resa in modo molto realistico, con un tratto molto più preciso e meno cartoonesco rispetto al solito. Dall’altro, invece abbiamo il metafisico mondo delle anime, caratterizzato da colori “angelici” e linee morbide che lo rendono quasi ovattato.
Soul è un film ambiziosissimo, il cui vero obiettivo è interrogarsi sul senso della Vita. Attraverso il percorso di Joe e di 22 ci ritroviamo a fare i conti con noi stessi e ad analizzare quanto le passioni siano importanti nella formazione di un individuo. Il bello di Soul, da questo punto di vista, è che a fare da contraltare alla complicatezza dei temi affrontati c’è una chiarezza espositiva dei contenuti che raramente si è vista in un film di animazione. Siamo sicuri che anche per questo Soul possa essere il grande favorito al Premio Oscar. Per Docter si tratterebbe della terza statuetta, dopo quelle per Up ed Inside Out.
A fare da contorno a questo aspetto filosofico, troviamo la “scintilla” di Joe: la musica jazz. A questa vengono riservati i momenti più emotivi della pellicola e la colonna sonora, curata da Trent Reznor ed Atticus Ross dei Nine Inch Nails, ci accompagna ancora di più nella profondità di questo film. Un plauso va inoltre anche al cast vocale, sia in lingua originale che in italiano. Basandosi quasi interamente sullo scambio tra Joe e 22, la chimica della coppia era importantissima, anche a livello vocale. La scelta di Jamie Foxx (Django Unchained) e Tina Fey (30 Rock) è stata azzeccata, come quella di farli doppiare a Neri Marcoré e Paola Cortellesi nella versione italiana.
In sostanza, Soul è un ottimo film che ha saputo evitare un pericolo molto grande. Con un tema così profondo, infatti, c’era (e forte) il rischio che la pellicola potesse essere schiacciata dalla sua stessa ambizione. Fortunatamente questo non è successo, e ancora una volta Pixar ha colpito nel segno, oltre che nel cuore di noi spettatori.
Assolutamente consigliato!